Lunedì 12/12/2011

IL TECNICO HA PARLATO AI COLLEGHI DELL'AIAC VICENTINA.

Aneddoti e lezioni di tattica. In cattedra il "prof" Gigi Cagni, ad ascoltarlo gli allenatori vicentini. Si è svolto il primo incontro formativo, organizzato nella sede del Coni dall'Aiac, al quale hanno partecipato una cinquantina di tecnici delle società dilettantistiche. L'allenatore biancorosso, che sta vivendo un ottimo momento in virtù dei risultati inanellati nelle ultime sei gare, è stato invitato al primo appuntamento (la seconda serata promossa dall'associazione guidata da Alberto Maraschi è in programma alla fine di gennaio) per parlare della propria esperienza professionale.

Cagni, che in passato ha allenato Parma, Empoli, Sampdoria e Brescia, ha spiegato che il suo destino era scritto: «Volevo fare l'allenatore. A trent'anni, quando ancora giocavo con la Sambenedettese in B, mi misi ad annotare tutto. Nedo Sonetti fu uno dei miei maestri. Poi - ha proseguito il tecnico bresciano - cominciai a fare l'allenatore direttamente dal campo. Giocavo come libero, ma dirigevo io i miei compagni». L'aneddoto legato al suo ritiro da calciatore: «Mio figlio, che allora aveva 8 anni, venne a vedere una mia partita, quando vestivo la maglia dell'Ospitaletto in C1 e avevo 37 anni e alla fine mi chiese se non mi vergognassi... Rividi la videocassetta: facevo il vigile in campo, in effetti era arrivato il momento di smettere».
Cagni ha spiegato il suo modo di intendere il calcio, prima punzecchiando Zdenek Zeman («Il calcio per me è equilibrio. Se fossi il libero del Pescara, manderei a quel paese l'allenatore»), in seguito rispondendo a chi lo ritiene un tecnico difensivista. «Guardate - ha detto - che nelle squadre che ho allenato ho sempre avuto il capocannoniere».
Cagni, che da professionista ha disputato 600 gare, ha dispensato certezze sul futuro del Vicenza. «Sono un tecnico esperto, se non avessi saputo come mettere mano alla situazione in cui si era venuta a trovare la squadra non avrei accettato di venire a Vicenza. Stiamo facendo bene e il mio calcio comunque si deve ancora vedere».
Nel rispondere ai tecnici in sala, Cagni ha spiegato di affidarsi molto all'istinto nella scelta dei giocatori. «Quando devo fare la formazione, osservo come fanno colazione i ragazzi. Li guardo negli occhi e poi decido chi mandare in campo». Tra chi ci va sempre c'è Alberto Frison. «Nei 16 metri - ha detto Cagni - non ho visto portiere più forte di lui; ha una reattività spaventosa»

Associazione Italiana Allenatori Calcio
Sezione di Vicenza

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